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Abramo piantò un tamerisco a Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità. (Genesi 21, 33)
Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose: "Eccomi!". (Genesi 22, 11)
Abramo chiamò quel luogo "Il Signore vede"; perciò oggi si dice: "Sul monte il Signore si fa vedere". (Genesi 22, 14)
L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta (Genesi 22, 15)
e disse: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, (Genesi 22, 16)
"Ascolta noi, piuttosto, signore. Tu sei un principe di Dio in mezzo a noi: seppellisci il tuo morto nel migliore dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti proibirà di seppellire il tuo morto nel suo sepolcro". (Genesi 23, 6)
"Ascolta me, piuttosto, mio signore: ti cedo il campo con la caverna che vi si trova, in presenza dei figli del mio popolo te la cedo: seppellisci il tuo morto". (Genesi 23, 11)
"Ascolta me piuttosto, mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli d'argento che cosa è mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto". (Genesi 23, 15)
Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in tutto. (Genesi 24, 1)
e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, (Genesi 24, 3)
Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha preso dalla casa di mio padre e dalla mia terra natia, che mi ha parlato e mi ha giurato: "Alla tua discendenza darò questa terra", egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per mio figlio. (Genesi 24, 7)
E disse: "Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest'oggi e usa bontà verso il mio padrone Abramo! (Genesi 24, 12)