Giobbe, 25

La Sacra Bibbia (Versione CEI 1974)

1 Bildad il Suchita prese a dire:

2 V'è forse dominio e paura presso Colui Che mantiene la pace nell'alto dei cieli?

3 Si possono forse contare le sue schiere? E sopra chi non sorge la sua luce?

4 Come può giustificarsi un uomo davanti a Dio e apparire puro un nato di donna?

5 Ecco, la luna stessa manca di chiarore e le stelle non sono pure ai suoi occhi:

6 quanto meno l'uomo, questo verme, l'essere umano, questo bruco!




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Il lavoro capitolo 25 è una delle sezioni più piccole del libro, composta da soli sei versi. In esso, Bildy, uno degli amici di Giobbe, risponde alle domande di Giobbe e presenta la sua prospettiva sulla giustizia divina e l'insignificanza dell'umanità davanti a Dio. I versetti relativi agli argomenti affrontati nel lavoro 25 sono:

Giobbe 4:17-19: "L'uomo può essere giusto davanti a Dio? Essere puro uno che nasce dalle donne? Ecco, Dio non si fida dei suoi santi e persino il paradiso non è puro ai suoi occhi; meno uomo, meno uomo , che è abominevole e corrotto, che beve iniquità come acqua! " Bildade crede che sia impossibile per l'uomo essere appena davanti a Dio e che per quanto ci provi non sarà mai abbastanza puro da avvicinarsi al Creatore.

Salmo 8:4: "Qual è l'uomo mortale che lo ricorda? E il figlio dell'uomo, per visitarlo?" Questo verso presenta la prospettiva che l'umanità è piccola e insignificante rispetto alla grandezza di Dio e alla sua creazione.

Giobbe 15:14-16: "Che cos'è l'uomo, che possa essere puro? E cosa nasce dalle donne, per essere solo? L'uomo, chi è abominevole e corrotto, che beve l'iniquità come acqua!" Questo versetto è simile al primo, ma è un discorso di Elifaz, un altro degli amici di Giobbe, che è d'accordo con la prospettiva di Bility.

Salmo 144:3-4: "Signore, chi è uomo, che potresti conoscerlo, o il figlio dell'uomo, quell'uomo è? L'uomo è come un respiro; i suoi giorni sono come l'ombra che passa." Questo salmo presenta anche l'idea che l'umanità sia fragile ed effimera, in contrasto con l'eternità di Dio.

Giobbe 9:2-3: "In effetti so che è questo; come può essere giustificato l'uomo a Dio? Se vuole fare i conti con lui, mille cose non risponderanno a uno". In questo versetto, Giobbe esprime la sua comprensione che è impossibile per l'uomo giustificare se stesso davanti a Dio e che non è utile discutere con lui, poiché Dio è superiore e incomprensibile per la mente umana.





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